Vie di comunicazione


Nel periodo dell’Impero Romano Cittiglio non era un punto di passaggio importante delle strade romane, anche se certamente la strada che da Angera (Stationa) portava al Lago di Lugano, e quindi ai valichi alpini, appena superata Gemonio si divideva permettendo di raggiungere anche la sponda orientale del Lago Maggiore fino a Laveno, passando quindi per Cittiglio. Come abbiamo già detto Cittiglio era probabilmente un luogo di villeggiatura e non doveva offrire ai romani altro che il paesaggio prealpino, essendo economicamente carente di risorse per quel che riguardava il commercio. Laveno rimaneva un po' ai margini delle strade principali, anche se poteva contare però sulla via d’acqua offerta dal lago.
   Nel Medio Evo la situazione rimane pressoché invariata ma con il consolidarsi di Varese al centro della via che unisce il Lago Maggiore agli altri laghi prealpini, soprattutto a quello di Como, Cittiglio vede rafforzarsi la sua posizione al crocevia tra Milano - Europa e i laghi appunto. Questo nuovo percorso, sviluppatosi in seguito all’evolversi del commercio, permette il veloce sviluppo dei paesi che incontra.

    
La rete viaria principale fra Verbano e Lario nel tardo Impero e nell’alta età medioevale

   Cittiglio continua il suo lento sviluppo basato sull’agricoltura mentre nascono nuovi quartieri sparsi a nord del torrente Boesio, lungo i corsi d’acqua secondari. I prodotti principali del territorio di Cittiglio erano galletta, legna ed i vini del Ronco del Sasso e della Pianella.
   A metà del XVII secolo esistono quattro mulini, uno lungo il corso del torrente San Giulio, gli altri tre, come il primo, pur prendendo acqua dal Boesio non si trovano lungo il suo corso ma sfruttano due canali costruiti appositamente per ottenere una forza motrice più moderata ed evitare potenza del fiume durante le piene.
   Dalle mappe del Catasto Teresiano abbiamo l’esatta ubicazione di questi mulini:

Il mulino ad una ruota di Spazzino Giovanni sul torrente San Giulio

Mappale 1019 con mulino di tre ruote di proprietà di Lovino Don Cesare e fratello Don Camillo

Mulino a due ruote con casa di abitazione della famiglia Lovino

Mulino di Mosca Giovanni, Battista Domenico e Antonio

   Durante il XIX secolo si assiste ad una rinascita dell’attività molitoria, in parte dovuta ai fervori della società preindustriale, e in parte dovuta ai vantaggi ottenuti con l’abolizione di alcune tasse e proibizioni circa il libero commercio delle granaglie.
   Le innovazioni industriali e l’entusiasmo per i progressi della tecnica prendono piede anche nella nostra valle; la forza motrice dell’acqua viene ora sfruttata anche per meccanizzare lavori artigianali antichissimi, come quello del fabbro o del falegname. Ai mulini si aggiungono poi altri "manufatti ad acqua" come filande, torciture di cotone e fabbriche di carta; una filanda era presente a Cittiglio, come ci fa sapere il Lajoli, ma di questa non ci sono altri documenti a riguardo.
   Ancora dal Lajoli sappiamo che Cittiglio, nel 1876, le acque del Boesio davano movimento a tre mulini per le granaglie e ad una sega di legnami d’opera, di proprietà del signor Carlo Fidanza, che, derivato il legname dalle montagne svizzere, lo trasportava per via acquea fino al porto di Laveno; fino alla costruzione della linea ferroviaria Laveno-Varese il trasporto avvenne sull’acqua, dopo si preferì utilizzare la nuova strada ferrata. La segheria era la trasformazione del mulino a tre ruote dei fratelli Lovino.
   Il mulino che si trovava ai piedi di San Biagio, quello di Mosca Giovanni, Battista Domenico e Antonio, subì la medesima trasformazione, diventando anch’esso sega da legname ad acqua.
   Esaminando le carte del Catasto Teresiano e del Cessato Catasto Lombardo i tracciati secondari, che collegano i vari nuclei del paese, non variano di molto e sono del tutto simili a quelli esistenti tuttora. Le nuove vie, come la strada provinciale Laveno-Varese, affiancata dalla ferrovia, e quella per Luino, non mutano granché i rapporti interni del paese, rimanendo ai margini dell’abitato. Questo discorso non è più valido oggi perché l’espansione ha portato ad edificare soprattutto sul tracciato Varese-Laveno, riconoscendolo come arteria principale di comunicazione; lungo il suo percorso si sono sviluppate, oltre alle varie attività commerciali, le istituzioni statali come il palazzo comunale, l’ufficio postale e la scuola. Queste erano prima concentrate al crocevia di quelle che ora sono via Laveno, via Roma e via Alpi. In via Roma, ai civici 33 e 35, era la sede dell’ufficio postale, fino ai primi anni del Novecento, e della Cassa di Risparmio del Dazio; ai civici 1, 3, 5 e 7 la tradizione vuole che sia stata l’antica sede di un monastero, è certo però che questo complesso era il municipio all’istituzione del comune di Cittiglio ed ospitava inoltre le scuole ed una gendarmeria munita di carceri. Concentrate tutte intorno c’erano varie attività come negozi, osterie, il forno del panettiere, la macelleria ed il macello, alternate alle corti rustiche caratterizzate da "lobbie" riconoscibili tutt’oggi.
   Nel periodo precedente la messa in funzione delle ferrovie la Valcuvia era comunque collegata al resto della Lombardia mediante un regolare servizio di diligenze. Le diligenze delle Imperiali Regie Messaggerie facevano un percorso di andata e ritorno fra Milano, Varese e Laveno. Il servizio di "velocifero", istituito nel 1834, trasportava giornalmente posta, pacchi e persone; il servizio postale era però limitato ai giorni di lunedì, mercoledì e venerdì; la domenica era attivo solo il tratto Milano-Saronno-Varese. Queste diligenze utilizzavano la strada postale transitando per Gemonio e Cittiglio; a Milano la sede era nella Corsia Broletto al numero civico 1753, a Varese si appoggiava all’albergo della Stella. A Varese poi si poteva proseguire per Milano o per Como.
   Un altro collegamento tra Valcuvia e Milano per il trasporto di merci era affidato nel 1824 al corriere Trezzi; nel 1850 altri corrieri, Sortorio e Tonetta, percorrevano la Valcuvia per giungere a Milano.
   Queste strade erano la postale Varese-Laveno, tronco finale della strada da Milano detta già allora "Varesina", e la provinciale Cittiglio-Luino, detta anche della "Valcuvia", che si staccava dalla postale a Cittiglio.
   La postale toccava Gavirate, S. Andrea, S. Pietro di Gemonio e Cittiglio, aveva larghezza di 7,5 metri ed era delimitata da paracarri posti alla distanza di sei metri circa l’uno dall’altro.
   La provinciale Cittiglio-Luino aveva larghezza variabile tra 4,2 e 6,5 metri, era anch'essa delimitata da paracarri ed attraversava gli abitati di Brenta e Cassano; arrivava a Luino valicando il fiume Tresa, alla confluenza col fiume Margorabbia.
   Queste strade erano state costruite con una buona massicciata su cui periodicamente si provvedeva a spandere opportune quantità di ghiaia; nell’attraversamento dei paesi erano invece selciate.
   La manutenzione era affidata ad appaltatori privati Attorno al 1850 troviamo un Trolli Marco appaltatore della manutenzione per il tratto S. Pietro-Cittiglio della postale ed un Giuseppe Buzzi, comasco di Borgo Vico, per la provinciale della Valcuvia.
   La provinciale Varese-Laveno fu completata nel 1844, con il completamento del tratto da Sant’Andrea a Cittiglio, in particolare con la rimozione del vecchio ponte sul Boesio prossimo a Cittiglio; dopo l’unità d’Italia invece si procedette con i lavori per la ferrovia.

LA FERROVIA VARESE-LAVENO

   Nel 1881 la Provincia di Como presentava al Ministero dei Lavori Pubblici due progetti esecutivi, elaborati dall’Ing. Campiglio, e datati rispettivamente 8 gennaio e 8 febbraio 1881, ed approvati con nota del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici del 12 febbraio dello stesso anno, relativi alla costruzione di due strade ferrate, una sul tracciato Como-Varese-Laveno e l’altra sul tracciato Saronno - Malnate, confluente nella prima.
   La Convenzione tra i Rappresentanti della Provincia di Como e i funzionari dello Stato venne ratificata in data 26 gennaio 1882, ed approvata con Regio Decreto n° 670 del 16 febbraio dello stesso anno.

La stazione negli anni trenta

   La Provincia di Como delegò alla neo-costituita "Soc. An. Ferrovie Provinciali Comasche", con Convenzione del 16 novembre 1882, la costruzione delle nuove linee, il cui completamento avrebbe dovuto avvenire entro sette anni.
   In realtà il compimento delle due opere avvenne con notevole anticipo sui tempi previsti, tanto che il 14 agosto del 1884 poteva essere aperta al traffico la Saronno - Malnate e il 5 luglio del 1885 la Como - Varese - Laveno.
   Un’altra Convenzione del 27 luglio 1888 incorpora la linea passante per Cittiglio nella rete delle Ferrovie Nord.
   Il tracciato è caratterizzato da curve molto strette, da frequenti contropendenze e limita l'effettuazione di convogli a forte composizione per via della limitata lunghezza dei binari d’incrocio.
   Il suo passaggio in Cittiglio rimane tuttora tangente al presidio ospedaliero, già esistente dall’Ottocento, e porta al paese, oltre che una via celere in direzione di Milano, l’opportunità per lo sviluppo del commercio. L’economia fino a quel momento era basata sull’agricoltura.
   Dato l’arrivo a Cittiglio della ferrovia, il baricentro del paese si sposta fino al piazzale della stazione dove sorgono un mulino e un ristorante; la segheria del Fidanza era collegata alla stazione da un binario che tutt’oggi si può vedere sul ponte che la divide dal Parco Giochi della stazione.



   Il 14 gennaio del 1941 le FNM presentavano domanda alle competenti Autorità proponendo un’ulteriore estensione dell’elettrificazione della rete - 100 Km in tutto - per i tronchi Varese - Saronno - Laveno (Km 51,10 di cui 24,31 a doppio binario), Malnate - Grandate (Km 17,87), Meda - Asso (Km 26,97). Gli eventi bellici furono causa del rinvio della messa in opera di questa innovazione così che l’esercizio a trazione elettrica sulla Varese - Laveno veniva attivata l’11 Aprile del 1951.

IL DIBATTITO SULLA STRADA LUINO-CITTIGLIO

   Dopo gli aiuti dati a Garibaldi e ai Cacciatori delle Alpi la Valcuvia si attendeva molto dai governi della neonata Italia in tema di viabilità e trasporti. La legge del 23 luglio 1881 prevedeva una serie di nuove strade e ferrovie da costruire, essendo, di fatto, la condizione indispensabile per attuare l’Unità del Paese. Una di queste strade previste era la Laveno-Luino, ma non era precisato il suo tracciato; da questa mancanza ebbe vita un dibattito interminabile tra chi preferiva la via "lacuale", diciassette chilometri di difficile realizzazione a servizio di una decina di paesi, e la strada "interna", lunga venticinque chilometri, dei quali i primi cinque (Laveno-Cittiglio) già esistente ed a servizio di almeno quindici paesi.
   La stampa locale segue ogni passo della lotta a corsi e ricorsi che vede coinvolte anche le più alte istituzioni giuridiche statali.
   Su "Cronaca Prealpina" di sabato 26 novembre fu esposta la discussione per la strada Cittiglio-Luino al Consiglio provinciale che pronuncia l’approvazione dei progetti per i tronchi primo e secondo della strada di serie Cittiglio-Luino, eseguiti dall’ing. Fiumiani; si approvano inoltre la sostituzione dei ponti Rancina e Cantevria e l’allargamento e la sistemazione del passaggio per Brenta; respinge invece l’offerta del Comune di Cassano Valcuvia inerente al passaggio della strada per motivi di ordine economico.
   L’incompletezza del progetto, nel suo passaggio per Brenta, e la somma necessaria per operare nei lavori (non ancora definitiva e stimata attorno alle seicentomila lire) alzarono una discussione, appoggiata da Lucchini e Marchelli e contrastata da Pellegrini, per il rinvio di tale approvazione. Il Consiglio decise comunque di favorire la via della Valcuvia per unire il Medio Verbano Orientale con Luino, visto che l’altra possibilità (la via lungo il lago, Laveno-Pino) sarebbe comunque venuta a costare poco più di un milione.
   Le condizioni della viabilità in Valcuvia erano veramente pessime anche per via di nubifragi e della scarsa attenzione alla manutenzione da parte dell’ufficio tecnico della Provincia e d’altra parte era doverosa anche una strada che costeggiasse il lago; il 15 novembre del 1900 il Consiglio provinciale annuncia che le strade Luino-Maccagno e Cittiglio-Luino saranno ultimate entro il 1903 e successivamente anche il tratto Maccagno-Pino.

LA TRAMVIA CITTIGLIO-MOLINO D' ANNA

   In Valcuvia, un comitato riunitosi nel 1907 per ottenere vie di comunicazione più celeri e consone alle esigenze studiò tre tramvie:
- una longitudinale di congiunzione alle due ferrovie esistenti, la Laveno-Varese-Milano a Cittiglio e la Varese-Luino a Bosco Valtravaglia;
- una linea che partendo dal centro della valle portasse al Brinzio, dove si diceva dovesse arrivare una linea della SVIE;
- un’altra linea che partendo da Canonica di Cuvio risaliva la parte della Valcuvia per portarsi ancora a Brinzio.
   Il comitato, dopo numerose adunanze e senza trascurare nulla delle tre ipotesi, scelse il primo tracciato, da esercitare come tramvia a vapore ritenendo che la trazione elettrica non convenisse per un servizio a scarsa frequenza. Contemporaneamente si interessò la SVIE a dare il suo concorso tecnico per la realizzazione della linea, da costruirsi con il medesimo scartamento della ferrovia della Valganna.
   La concessione per sessanta anni della costruzione e dell’esercizio della tramvia a vapore da Cittiglio a Molino d’Anna (Bosco Valtravaglia) con il sussidio chilometrico dello Stato di 2000 lire per la durata di cinquanta anni, fu accordata alla Società Anonima Tramvie Valcuvia (SATV) con convenzione stipulata il 16 dicembre 1912 e approvata con Regio Decreto n° 176 del 9 febbraio 1913, con scadenza 9 febbraio 1973.
   La trazione è prevista a vapore ma con domanda del 22 marzo 1913 la società, a firma del proprio presidente, l’ingegnere Enrico Peregrini, chiede l’autorizzazione a sostituire la trazione con quella elettrica proponendo come assuntrice dell’esercizio la "Società Varesina per Imprese Elettriche", come da atto del notaio Zanzi di Varese del 20 marzo 1913.
   La SAVT riconobbe la convenienza di esercitare la costruenda tramvia con trazione elettrica, che meglio di quella a vapore si prestava ad un servizio veloce e moderno, tanto più che la linea si sarebbe allacciata, a Molino d’Anna, con la ferrovia elettrica Bettole di Varese-Luino; pertanto, nel sottoporre all’approvazione governativa il progetto esecutivo della tramvia, redatto dall’ing. Guglielmo Rigono, la società valcuviana chiese di essere autorizzata ad adottare la trazione elettrica, proponendo in pari tempo di affidare l’esercizio della linea alla SVIE.
   Il 5 maggio 1914 iniziano le prove delle vetture sulla Tramvia della Valcuvia: Cittiglio-Molino d’Anna (Bosco Valtravaglia). Alle 9:30 su un’automotrice guidata dal manovratore Frattini, prendono posto il direttore cavaliere ufficiale ingegner Luttazzi, l’ingegner Brezzi, il nuovo presidente della SATV l’ingegnere Giovanni Peregrini e altri tecnici. Sotto una pioggia torrenziale una folla festante salutava il suo passaggio.
   Il decreto ministeriale autorizza l’apertura al pubblico esercizio della tramvia a datare dal 15 giugno 1914 "subordinatamente al completamento delle opere di difesa sulla sponda destra del Margorabbia, presso l’officina della tramvia a Molino d’Anna.
   Domenica 14 giugno 1914 alle ore 10:45 precise, parte il primo treno composto da due vetture imbandierate e dopo pochi minuti il secondo treno composto anch’esso da due vetture. Il viaggio è breve ma straordinariamente pittoresco e trionfale.
   La tramvia della Valcuvia, lunga km 13,700, aveva inizio dal piazzale esterno della stazione di Cittiglio, sulla ferrovia FNM Varese-Laveno, seguiva per metri 400 la strada comunale di accesso alla stazione stessa, poi si portava sulla strada provinciale Cittiglio-Luino, che percorreva sul lato destro senza mai attraversarla o abbandonarla fino al km 13,400; di qui, proseguendo un rettilineo, entrava in sede propria e attraversava il fiume Margorabbia su un ponte di cemento armato a due luci di 12 metri ciascuna, per poi raggiungere la ferrovia di Valganna e raccordarsi con questa in località Molino d’Anna.
   Dopo che Varese, il 2 gennaio 1927, divenne capoluogo di provincia e allargò il territorio comunale aspirando a nuove mete, giunsero i travagliati anni della grande crisi che colpì tutti i settori dell'economia. I servizi di trasporto della SVIE al contrario di quanto avvenne per molte altre aziende, accusarono solo lievi contrazioni di traffico: fece eccezione la tramvia della Valcuvia che continuò ad esercitare con nove coppie di tram. I dati di traffico videro però un progressivo calare del trasporto delle persone dal 1930 fino alla II guerra mondiale, dopo di che questo tornò pressappoco sui valori medi precedenti; le quantità di merci trasportate invece non subirono un calo vistoso fino al 1947 (fatta eccezione per il 1933) quando scesero molto al di sotto dei valori minimi precedentemente censiti.
   Le merci che trasportava la tramvia della Valcuvia erano soprattutto balle per la ditta Fratelli Calcaterra ed il carbone per la Torcitura di Canonica, che giungevano dalle Ferrovie Nord Milano nell’immediato dopoguerra.

    
Casale                                                                       Canonica

    
Cuveglio                                                                    Cavona
    
Rancio Cantevria                                                       Bosco Valtravaglia

Molino d’Anna

   La tramvia era usata da molti turisti per recarsi a Luino, dove a Bosco Valtravaglia vi era la coincidenza con la linea Varese-Luino. Il biglietto costava venti centesimi di lire ed era di colore bianco; il tragitto si percorreva all’incirca in venti minuti.
   Il Comune di Varese nel 1948 non accordò il proprio benestare alla proposta della SVIT di modificare il percorso delle linee tramviarie. Così dall’ottobre del 1949 al dicembre dell’anno successivo si attuò quel programma di trasformazione in autolinee delle vie tramviarie dalle quali, fu scritto, la città "acquistò una nuova caratteristica di progresso con effettivo miglioramento del servizio".
   Scomparvero così le "vecchie e oramai traballanti vetture" che per una lunga serie di lustri avevano pur reso un prezioso servizio. Così la tramvia della Valcuvia scomparve il 30 novembre 1949 con un’amarezza tale che in quel periodo si levarono lamentele sulla decisione; restava evidente il fatto però che l’esercizio fosse da risanare.
   Oggi l’ex tramvia è stata sostituita da un servizio automobilistico e lungo il tracciato vi sono ancora le sue fermate ad uso del bus, tranne alcune in cui si svolgono piccole attività commerciali.

LA STRADA PER VARARO

   La realizzazione di una strada rotabile che unisse Vararo con uno dei due centri più vicini (Laveno o Cittiglio) era da tempo auspicata dagli abitanti di Vararo, che sempre più avvertivano il disagio dell’isolamento causato dalla mancanza di una via di comunicazione che favorisse gli scambi ed aumentasse le possibilità per un commercio maggiormente competitivo. Il disagio dell’isolamento, sempre lamentato dai vararesi, veniva messo in evidenza anche dalla stampa, quando, nella "Cronaca Prealpina" del 16 e 17 maggio del 1892, un articolo dal titolo "Il Vescovo di Como in un paesino quasi inaccessibile" che parla della difficoltà di Mons. Ferrari, Vescovo di Como, nel raggiungere Vararo.
   Il 10 dicembre 1905, Il Nuovo Ideale riportava un breve articolo firmato da un cittadino di Vararo: Giuseppe De Taddeo; esso faceva presente che il giorno 23 dicembre sarebbero giunti sul luogo l’ingegnere del Genio Civile di Como e i rappresentanti del Governo e della Provincia, i quali già avevano minutamente studiato le possibilità per una strada carrozzabile che unisse Vararo ai paesi vicini.
   Appena terminate le pratiche necessarie, a mezzo di un referendum comunale, si sarebbe stabilito definitivamente quale percorso seguire. Prevalse l’opinione di collegare Vararo con Cittiglio e tale progetto fu indicato come "Strada di accesso alla stazione ferroviaria di Cittiglio".
   Nel Consiglio comunale in data 6 ottobre 1907 il progetto sembrava già ben avviato come risulta da una lettera allora inviata dal progettista ing. Emilio Fumagalli di Laveno. Con questa lettera l’ingegnere informa l’amministrazione che lo studio della strada era quasi ultimato.
   In tale seduta il Consiglio definiva anche le modalità di pagamento da effettuarsi solo dopo la definitiva approvazione da parte dell’Autorità competente. Quanto deciso in quella data e nelle sedute consiliari successive fu però spesso fonte di ripensamenti, di dure contestazioni ed inutili discussioni da parte dei consiglieri e dei vararesi.
   Lo stesso ing. Fumagalli, dopo numerosi scambi epistolari dal tono sempre più acceso, per lo più a richiedere il pagamento del suo lavoro, decise infine di passare alle vie legali.
   Le lettere si sovrapposero alle lettere, le delibere consiliari si fecero sempre più frequenti e prolisse; non mancarono interpellanze in sede provinciale ma tutto ciò non produsse nessun risultato positivo.
   Le discussioni continuarono ancora animate, perentorie richieste si alternarono a nuove dilazioni ma l’ingegnere non apportò mai le dovute modifiche richieste dal Genio Civile di Como.

 
Il tratto finale che giunge a Vararo

  Si giunse intanto al 1915, quando il Sindaco di Laveno, vista l'intricata situazione senza sbocco, prese egli stesso l’iniziativa e in data 21 ottobre propose un convegno da tenersi a Laveno il 9 novembre, per studiare le possibilità di costituire un consorzio per la costruzione della strada Laveno-Vararo, impegnandosi eventualmente a concorrere "in equa misura alle spese già sostenute e da sostenere da Vararo stesso per il progetto già redatto per la strada Vararo-Cittiglio e assumere inoltre una parte della spesa per la costruenda strada Vararo-Laveno in ragione della sua importanza.
   L’8 novembre 1915 il Consiglio comunale di Vararo si riunì in seduta per esaminare la nuova proposta ma si espresse negativamente adducendo come motivazioni la presenza per tale direzione della mulattiera; l’esistenza di un progetto già avviato e l’effettiva necessità di una via di comunicazione tra il paese e Cittiglio obbligò Vararo a questa scelta in quanto i due paesi erano legati da numerosi rapporti: dal consorzio esattoriale, dal medico condotto e soprattutto dall’ospedale.
   Finalmente, dopo tante discussioni, la soluzione arrivò improvvisa ed inaspettata: saranno i militari a costruire, per ragioni belliche, la tanto sospirata strada che giungerà fino al passo di Cuvignone.
   Gli abitanti di Vararo salutarono con gioia l’avvento della nuova strada ma le discussioni e i dissidi tra il Comune e il progettista si protrassero ancora a lungo, per la ferma intenzione di quest’ultimo di portare avanti la precedente causa al fine di ottenere il pagamento del suo lavoro. La controversia si concluderà soltanto il 7 luglio1921 ed il Consiglio definirà, in tale data, il pagamento al Fumagalli stabilito in lire 1750 a definitiva chiusura dell’incresciosa e lunghissima vertenza.
   Nell’anno 1917 la strada è divenuta una realtà, resteranno però a lungo aperti i problemi per la sua manutenzione dovuti alla trascuratezza e al disinteresse da parte delle autorità competenti. Numerose furono le proteste e i richiami del Consiglio comunale di Vararo negli anni immediatamente successivi alla costruzione.
   Questa situazione dovette però durare sino alla data della sua asfaltatura, avvenuta a cavallo tra la fine degli anni '50 e '60, a conclusione di una lunghissima e complicata storia di una strada vivamente sofferta, soprattutto da parte dei vararesi.

I SENTIERI

PIZZONI DI LAVENO: (CASERE - PASSO DI CUVIGNONE)

Il tempo di percorrenza del sentiero è di circa due ore per una lunghezza di circa cinque Km. Tutto il tratto è segnalato da una traccia giallo-verde (Anulare Valcuviano); Partendo dalle Casere, seguendo una piccola strada di bosco s’intraprende un sentiero in salita che porta al Passo Barbè. Giunti in cima si può ammirare uno splendido paesaggio da entrambi i versanti, con un percorso di saliscendi fino al Monte Teggia, punto di massima altezza (1103 m. sopra il livello del mare). La fine del percorso conduce al Passo Cuvignone.Attraverso questo panoramico sentiero è possibile osservare Lepri, Scoiattoli, Volpi e uccelli rapaci e se si è fortunati la sera o la mattina presto ci si può imbattere in Cervi o Mufloni. Lungo il tragitto si possono scorgere molte specie botaniche come la Betulla, la Ginestra, il Nocciolo, il Ginepro, la Scilla, la Genzianella e l’Achillea. In località Casere e Vararo ci sono punti di ristoro dove è possibile trovare posteggi per le auto. Interessante è il vecchio nucleo abitativo di Vararo, tipico paesino di montagna dove l’architettura originale è rimasta pressoché intatta.

PIZZONI DI LAVENO (PERCORSO ALTERNATIVO): CASERE-MONTE CROCIONE

Il tempo di percorrenza è di due ore circa. Uscendo dal centro abitato di Vararo, attraverso una piccola strada, si giunge alla Val Busegia da dove un panoramico sentiero raggiunge la vetta del Monte Crocione (1117 m. sul livello del mare).Dalla cima seguendo un breve sentiero in discesa ci si ricongiunge all’Anulare Valcuviano.

PASSO DI CUVIGNONE: (POZZOPIANO - AGA)

Il tempo di percorrenza è di due ore circa, per una lunghezza di otto chilometri. Dalla rotabile Vararo-Cuvignone, prima del passo, s’imbocca una strada di bosco che conduce alla Cormeta (1050 m.) da qui inizia il sentiero che porta alla piana di Pozzopiano.Il percorso passa attraverso ampie piantagioni di conifere realizzate dal Corpo Forestale dello Stato e giunge dopo una via ripida al vecchio nucleo abitativo di Aga, una piccola frazione di Casalzuigno caratterizzata da rustiche costruzioni contadine. Oltre le vecchie architetture, è possibile osservare un ricco manto vegetale costituito da molte specie protette come Orchidee selvatiche, Ciclamini, Anemoni e Gigli.

GEMONIO-BRENTA-CITTIGLIO

Il tempo di percorrenza è di due ore circa e la lunghezza è di otto Km. Da Gemonio (Via Bolzano) si prende una strada campestre che attraverso le località Runch de Maza e lughezzun conduce alla piana dei Luveditt. Il sentiero, di facile percorrenza, continua con un corso sinuoso tra prati e zone boschive per poi dirigersi verso valle dove si trova il fiume Boesio.Raggiunto il fiume si arriva nel paese di Brenta e di qui al Santuario di S. Quirico. Oltrepassato l’edificio religioso si giunge in Località Cascine nel comune di Cittiglio, da qui è possibile riprendere la strada asfaltata che conduce a Vararo.E’ possibile trovare dei punti di ristoro e posteggio per l’auto a Gemonio, Brenta e Cittiglio, i comuni che sono interessati al percorso. Lungo il corso del fiume Boesio si può osservare il Ranuncolo d’acqua e alcune specie ittiche come la Trota fario.

LE CASCATE DI CITTIGLIO (SAN GIULIO)

Le tre cascate di Cittiglio, raggiungibili da un sentiero che parte dalla parte antica del borgo, sono formate dal torrente S. Giulio e poste a quote comprese tra i 324 e i 474 metri d’altezza in un ambiente naturale boschivo di suggestiva bellezza. Il percorso del torrente, prima di raggiungere il paese, si snoda attraverso linee tortuose, che invitano l’acqua a salti improvvisi e prorompenti. Il paesaggio montano che avvolge il corso del torrente, presenta una folta vegetazione, formata principalmente da faggi, pini e castagni, i cui frutti sono di richiamo per molte persone durante i mesi di settembre e ottobre. E’ possibile visitare questi luoghi e vedere le cascate, partendo da Cittiglio e muovendosi a piedi lungo un sentiero, ben indicato e pulito, che sale fino a raggiungere le cascate. Vi è uno spazio adibito a zona pic-nic, con tavoli e prati, per poter vivere dei momenti di relax immersi nel verde naturale che solo poche zone riescono ad offrire. Per raggiungere la prima cascata, il sentiero è abbastanza largo e “comodo” e si percorre in circa dieci minuti partendo dalla zona pic-nic. Più ripido invece è quello che conduce alla seconda e alla terza cascata, anche se il meticoloso lavoro degli alpini ha facilitato la salita rispetto a qualche tempo fa. Il tempo necessario per raggiungere la seconda cascata è di circa trenta minuti, e qualche'uno in più per arrivare alla terza.

CITTIGLIO-S. BIAGIO-S. CLEMENTE-MOMBELLO-CAPO DI SOTTO

Il tempo di percorrenza è di due ore e mezza e la lunghezza del tragitto è di otto Km. Il sentiero comincia da San Biagio, antica frazione di Cittiglio, nota per la presenza di una chiesetta risalente al XIII Secolo. Dopo il centro di San Biagio, si intraprende una piccola strada fino ad arrivare alla frazione Vignola dove è possibile osservare una vecchia fornace in disuso; da questo punto inizia il sentiero che attraverso i boschi giunge sino al Santuario di San Clemente, costruzione religiosa dedicata all’omonimo Santo e risalente al XIII Secolo. Il luogo è molto panoramico con una vista spettacolare sul lago Maggiore, scendendo si arriva al centro abitato di San Clemente, dove sono presenti vecchi cascinali, da qui si scende lungo il Monte Sangiano fino alla località Capo di Sotto che fa parte di Laveno Mombello. Il percorso fa parte dell’Anulare Valcuviano (traccia giallo-verde), vi sono particolari specie arboree, come l’Olmo campestre e il Carpino e si possono avvistare uccelli rapaci. Punti di ristoro sono presenti a Cittiglio e Mombello, dove è anche possibile posteggiare.

CITTIGLIO-FONTANACCIA-CUJAGA-CASERE-LAVENO

Il tempo di percorrenza è di circa tre ore per una lunghezza di otto Km. Percorrendo la Via Laveno del Comune di Cittiglio si giunge in località Ghetto, dove si imbocca, sul lato destro, una strada campestre che arriva alla Fontanaccia. A questo punto ci si trova su un ripido sentiero, modificato in parte in strada forestale, che conduce alla Cujaga. Vicino a questo luogo è possibile ammirare un maestoso masso erratico che viene chiamato in dialetto “Sass dul Margoz” per il vento spaventoso che soffia sul Lago Maggiore nei giorni di brutto tempo. Dopo la Cujaga, una strada di bosco entra tra le faggete sino ad arrivare al Sassale. Dopo questa zona rocciosa si raggiunge un altro Masso erratico “Ul Sass du la Poma” e da qui si raggiungono le Casere. Si raggiungerà il paese di Laveno attraverso la strada mulattiera.

IL SENTIERO DEI PUZITT

Il tempo di percorrenza è di trenta minuti. Dalle Cascine di Cittiglio, attraversando prati e pascoli si giunge alla località dei Puzitt, dove è possibile ammirare splendidi boschi di Castagni. Da qui è facilmente raggiungibile la strada asfaltata Cittiglio-Vararo-Cuvignone.